Omicidiostradale.it

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per una società più giusta dove chi uccide, mettendosi alla guida senza esserne in condizioni (essendo drogato e/o in stato di ebrezza), riceva una condanna adeguata al danno (morte o lesioni gravi) che ha provocato con il suo comportamento irresponsabile.

Se rubi 100 € dalla borsa di una signora e sei catturato da un agente di polizia entri in carcere immediatamente e sei processato subito. Lo stesso ti accade se rubi una bicicletta (processo per direttissima e condanna a 1 anno e 6 mesi).

Se invece uccidi un ragazzo di 17 anni, invadendo la sua corsia e investendolo in pieno perché ti sei messo alla guida positivo alla cannabis e con un tasso alcolemico che supera di 3 volte il limite di legge (significa aver bevuto 15 birre o 2 bottiglie di vino), non solo non vieni arrestato subito, ma in carcere non ci andrai mai.

Una pena “equa” per il danno provocato e “certa” rappresenta un atto di “prevenzione”. Serve da deterrente e rende un minimo di giustizia a chi ha perso la vita per il comportamento criminale di un guidatore che si è messo alla guida non essendo in condizione di farlo. Leggi le statistiche.

La legge che proponiamo ci aiuterà a salvare vite umane nelle nostre strade e a rendere giustizia a chi sarà colpito ingiustamente.

Visita il sito per saperne di più, leggi la proposta di legge e aderisci alla nostra iniziativa. Diventa un cittadino attivo che richiede a chi ci governa una società più sicura e civile.

Al raggiungimento di 60.000 adesioni consegneremo tutti i nomi stampati insieme alla proposta di legge alle Commissioni Trasporti e Giustizia sia della Camera che del Senato.

Fonte Omicidiostradale.it

Io l’ho firmata, ci vogliono 2 minuti. Ed ora siamo più di 1000.

Senza alcuna Pietà

Apprendo ora dell’ennesima morte sulle nostre strade, a bordo di una moto. Parlo purtroppo dell’incidente di ieri avvenuto fra Latte e Ventimiglia. Si chiamava Sébastien Raco, 22 anni, di Lione (Fr).

Io non c’ero, non ho visto e non conosco il ragazzo che ha perso la vita.

Purtroppo però so cosa vuole dire tutto questo: una bomba nei cuori delle persone che conoscevano la vittima, nei suoi genitori ed nei suoi amici.

E penso a tanti ragazzi e ragazze che ho visto in questi anni barattare la loro vita per una corona di fiori lasciata sulla strada.

Pezzi di macchine, pezzi di moto, di biciclette; pezzi di vite spezzate per sempre e tolte. Mai, tutto tornerà come prima !

Potrei raccontare di tanti (Valerio, Stefano, …) che non ce l’hanno fatta o di altri (Orazio, …) che pagheranno a vita.

Ma non capisco chi scappa (come per Giacomo Revelli) o se la ride, come in questo caso, dopo aver « abbattuto » qualcuno.

Mi ha colpito quest’ultimo caso di ieri, per la crudeltà dei suoi carnefici: pur connazionali (Francesi) ma senza pietà, senza umanità, senza misericordia per chi era a terra (e poco dopo, anche sotto).

E allora penso davvero che Dio sia morto.

Tre metri sopra il mare

Ieri 19° Motoraduno della Stega. 2153 partecipanti.

E purtroppo sono stato testimone di un ennesimo incidente che facilmente si poteva evitare (vedi articolo sanremonews) ma  visto le strade scelte dagli organizzatori, per il botto era solo questione di legge dei grandi numeri (tempo e probabilità).

Io, infatti, procedevo nella direzione opposta ai motociclisti. Ma visto la larghezza della carreggiata (in certi punti inferiore ai 3 metri) pur con fari accesi e strombazzata ad ogni tornante, sapevo che prima o poi qualcuno di loro me lo sarei ritrovato sul cofano. E non certo per colpa né mia, né loro…

La sorte ha voluto che sul cofano ci finisse questo ragazzo, in sella alla sua bella CBR RR ma con la macchina che mi precedeva di pochi minuti.

Morale: se organizzi qualcosa, devi organizzarlo bene ! Far passare tutta quella gente per 10/15 km di discesa, in tre metri di strada, è da suicidio. Piuttosto chiudi la strada.

O cambi lavoro.

L’ultimo Jolly

Oggi è una ricorrenza particolare.

Quella che chiamo la mia seconda nascita e soprattutto la mia non morte.

L’ultimo Jolly a mia disposizione…

Un pò per fortuna, un pò per tanti fattori che coincisero, quel 13 luglio del 2006 mi risvegliai dal mio coma, dopo un brutto incidente a cavallo della mia amata R1.

Io, di tutta quella storia, non ho memore ma chi mi voleva (e mi vuole ancora oggi) bene, se lo ricorda… eccome. Persone per le quali io sarò in perenne debito.

Da parte mia, ricordo solo la fatica che ho fatto per tornare come prima. A dire la verità, fatica anche breve.

Ed il fioretto di disfarmi della mia passione per il bene comune come promessa di non far rivivere quei giorni bui, inutilmente.

Tutto rispettato.

Oggi lo rifarei per avere ancora una vita. Una vita vera.

La mia.

Grazie e tanti auguri.

Stefano Cassan

 Il paesaggio sfreccia veloce, la strada pure. Tutto sembra perfetto e magnifico.

In moto non ti sembra mai di essere veloce, di esagerare.
Quando te ne accorgi, quando hai questa sensazione è che qualcosa sta andando storto. Un imprevisto.
E allora hai pochi millesimi per pensare e decidere; i metri passano veloce e la tua decisione sarà una ed una soltanto. Sarà decisiva e non ne avrai altre.
Io lo so com’è. Io ci sono passato e stato. Ma quel giorno sono stato fortunato e basta. Con molto meno ci si poteva fare molto più male.
Purtroppo, ieri sera, a Stefano, non sono state date altre chances oppure queste le aveva finite… condannando così se stesso e le persone che gli volevano bene ad un dolore immenso ed eterno.
Penso non ci sia sofferenza più grande che seppellire i propri figli.

Non conoscevo bene Stefano ma i suoi genitori si. Ed il prezzo per questa grande passione, che è la moto, è sproporzionato ed assurdo. Una passione non vale una vita. Non la vale mai. Non la vale più.