Stefano Cassan

 Il paesaggio sfreccia veloce, la strada pure. Tutto sembra perfetto e magnifico.

In moto non ti sembra mai di essere veloce, di esagerare.
Quando te ne accorgi, quando hai questa sensazione è che qualcosa sta andando storto. Un imprevisto.
E allora hai pochi millesimi per pensare e decidere; i metri passano veloce e la tua decisione sarà una ed una soltanto. Sarà decisiva e non ne avrai altre.
Io lo so com’è. Io ci sono passato e stato. Ma quel giorno sono stato fortunato e basta. Con molto meno ci si poteva fare molto più male.
Purtroppo, ieri sera, a Stefano, non sono state date altre chances oppure queste le aveva finite… condannando così se stesso e le persone che gli volevano bene ad un dolore immenso ed eterno.
Penso non ci sia sofferenza più grande che seppellire i propri figli.

Non conoscevo bene Stefano ma i suoi genitori si. Ed il prezzo per questa grande passione, che è la moto, è sproporzionato ed assurdo. Una passione non vale una vita. Non la vale mai. Non la vale più.

3 réflexions sur « Stefano Cassan »

  1. « Una passione non vale una vita. Non la vale mai. »

    non è vero!per molti l’amore per un risultato può valere il pericolo di vita…pensa solo a chi fa sport estremi, a chi sfida gli 8000…
    sicuramente una passione non vale la vita nei confronti dei tuoi cari…la responsabilità e l’amore che tu hai nei confronti degli altri ti impediscono di decidere della tua vita in senso estremo.
    Io rispetterei una decisione del genere anche in chi mi sta vicino, consapevole che ne soffrirei.
    Ognuno appartiene a se stesso.

    magda 8))

    il mio italiano è un po’ « scaduto »…si capisce??

  2. Grazie Magda+ per la tua risposta.

    Non credo che la responsabilità e l’amore dei tuoi cari ti possano far decidere se prendere o non prendere decisioni estreme; a meno che queste non siano il suicidio volontario.

    La verità è che uno pensa sempre di cavarsela, che andrà tutto bene, che succederà sempre agli altri. Molte volte è così, anche solo per la legge dei grandi numeri. Altre volte invece no, la sorte a scelto proprio te…

    E credo che se prima di lasciare definitivamente questo mondo, ci venisse proposto un qualsiasi baratto per tornare indietro, noi lo accetteremo. Se non fosse, solo per istinto di sopravvivenza.

    Mentre invece, prima di questi tragici eventi, il nostro io è ubriacato da un sentimento di onnipotenza, di sovra-stima e forse anche da prepotenza. Per poi, in pochi attimi, riportaci alla nostra reale dimensione: infinitesima.

    Se è vero che ognuno appartiene a se stesso, ognuno ha anche il dovere di preservare la propria esistenza, nostro più grande bene. Se non per amore degli altri, almeno per amor proprio. E’ forse un discorso narcisista ?

    In breve: per crepare, c’è sempre tempo.

    Grazie Miss

  3. Chiaramente nessuno fa cose estreme con l’idea che morirà ma è consapevole dell’alto rischio almeno a « freddo » prima dell’azione.
    chi fa sport pericolosi mentre è in azione non pensa proprio a questo, come dici tu si crede invincibile…
    Si percepisce un po’ questa cosa nel bellissimo dvd di berault…se non ricordo male!
    il sentimento di preservare la nostra esistenza come uomini sulla terra non lo sento proprio,se ho paura di cadere in bici è per non sentire dolore e per non farmi altre brutte cicatrici…
    sono un animale, una cinghiala!! 8))

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