Comitato spontaneo Fogliarè

Ricevo questa lettera dal Comitato spontaneo Fogliarè, atti a denunciare o quanto meno render noto, una situazione fuori-norma da tempo, sempre nei pressi di Bevera, terra di nessuno…

Il Comitato Spontaneo Fogliaré, dal maggio 2007 ad oggi, ha più volte rimarcato a tutte le autorità competenti del Comune di Ventimiglia, ma anche della Regione e della Provincia, la “stranezza” di un deposito d’inerti, sorto in quattro e quattro’otto in una zona abitata e soprattutto sugli argini del fiume Roya.

Un paio di anni fa improvvisamente l’insediamento dello sfasciacarrozze “Mimmo”, situato ai bordi della strada statale che da Ventimiglia porta a Cuneo, sulle sponde del fiume Roya, di fronte alla Keromec, è stato sgomberato da buona parte dei rottami che giacevano lì da anni.

Il titolare dell’attività aveva ricevuto lo sfratto dal Tribunale di San Remo, poiché la sua attività si svolgeva in una zona ritenuta ad alto rischio alluvionale, indicata sul piano bacino del fiume Roya come “tappo”.

Proprio per questa ragione l’unica attività tollerata poteva essere di piccole colture agricole a tempo determinato.

Mese dopo mese lo spazio sgomberato si espandeva fino alla sponda del fiume, la sua base veniva rialzata e riempita di metri e metri cubi d’inerti (terra e altri detriti non identificati). Nonostante le nostre reiterate richieste di spiegazioni, sempre cadute nel vuoto o liquidate con sorrisetti di circostanza dall’amministrazione locale, nello spiazzo la ditta GBL installava macchinari per triturare tali detriti, creando grandi disagi ai residenti a causa del rumore e delle polveri.

Il punto fondamentale è comunque il degrado cui sono stati sottoposti gli argini del fiume, dove quasi tutta la vegetazione è stata sradicata e, ancora peggio, una parte dello spiazzo è addirittura stata ricoperta di asfalto (a pochi metri del letto del fiume???)

Inoltre il nostro Comitato ha più volte denunciato alla polizia municipale e all’ufficio del Sindaco Scullino anche attività di smaltimento illecite, in quanto tutti i rifiuti diversi dalla terra venivano bruciati in loco.

La pubblica amministrazione però non si muove, anzi insabbia ogni polemica e sbandiera con orgoglio l’utilità di avere un sito che smaltisce inerti in zona, prima abbandonati senza criterio ovunque, e non mostra la minima volontà di modificare la situazione, tentando di trovare in sito più idoneo, cioè distante dall’argine del fiume, ma naturalmente più costoso da raggiungere per chi gestisce il business!

Per questo noi ci chiediamo: utilità per chi, visto che la quasi totalità degli inerti arrivano dalla Francia?

L’Amministrazione Provinciale ha più volte ribadito la precarietà di questo insediamento, ma contemporaneamente continua a rinnovare l’autorizzazione alla ditta GBL di sei mesi in sei mesi!

La situazione non può che lasciare allibiti, perché se il terreno su cui è insediata la GBL era definito a rischio alluvionale due anni fa, tanto da richiedere lo sgombero dell’attività di sfasciacarrozze, come mai adesso può ospitare, senza nessun rischio, un’attività che ammucchia tonnellate di terra a pochi metri dal letto del fiume, riducendolo sempre più?

Probabilmente nel territorio amministrato dal Comune di Ventimiglia si riesce a trasformare in lecito e accettabile tutto quello che altre Amministrazioni non permetterebbero mai!

Il Comitato spontaneo Fogliaré chiede a tutti gli amici e sostenitori della legalità,  aiuto per ottenere dalle autorità competenti la bonifica di questo tratto dell’argine e la realizzazione di attività, come una pista ciclabile, che lo possano valorizzare e preservare per le generazioni future.


Palestra GIL addio: viva lo sport!

Sono apparentemente iniziati i lavori di demolizione del pallone alla GIL di Ventimiglia. Qualcuno, colto da tanta premura, ci stava rimettendo pure i canestri.

Sembra che addirittura non ci siano le Determine di Giusta… questo si saprà in seguito.

Tristezza e rammarico per una struttura sportiva che ci ha accompagnato per tanti anni. Oggi, guardandomi indietro rispetto solo a 10 anni fa, penso che la città sia più povera.

Questo lascerà posto ad un parcheggio semi-interrato, a pagamento, di 200 posti auto.

Viva lo sport !

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De gustibus

Finalmente è nato il cartello alla Frontiera Ponte San Ludovico.

Sono andato a vederlo ieri in serata con un sentimento a cavallo fra la curiosità e la certezza di rimanere deluso. Non starò di nuovo a raccontare lo storico del cartello stesso ma di sicuro, rispetto a quello vincitore  questo è cambiato in peggio, diventando una accozzaglia di foto, senza più nessun equilibrio.

Un misero tentativo di convincere chi vi transiterà, con una valanga di informazioni, accostate cromaticamente in maniera maldestra e casuale; un pò con la mentalità da discount: più roba ci metti, più riuscirai a venderla.

Peccato, era una buona occasione di fare qualcosa di valido, in parte sfumata (ma io sono di parte). In compenso abbiamo coperto il vecchio cartello Ramello, inguardabile e questo è già una vittoria.

Ecco come si presenta il cartello nella sua interezza: [svgallery name= »cartello-ventimiglia-02″]

Sul lato sinistro sono apparse le foto di:

• PORTA CANARDA, a mio giudizio inutile. Sfido chiunque a venire a Ventimiglia per Porta Canarda. E’ già tanto se i ventimigliesi sanno come arrivarci e dov’è…

• Un’infelice scatto del CORSARO NERO, sacrificato anche nel taglio della foto.

• La mia amata CATTEDRALE anch’esse sacrificata dal taglio della foto.

• Un misterioso WIND-SURFISTA (che si può trovare ovunque) quando a Ventimiglia vengono un sacco di surfisti a cavalcare le onde delle Calandre.

• Uno scorcio della MARGUNAIRA, mal ridotta dal tempo (senza più trampolino, né scalette, né molo, di quand’ero piccolo) e senza bandierina. Simbolo, a parer mio, della decadenza della città.

Al centro una frase un pò buttata lì, alla quale forse andavano dedicati 5 minuti in più, che sa tanto di presa in giro, sia nei confronti di chi vi abita, sia nei confronti di chi è appena transitato da Mentone (vera perla di Francia). Presuntuosa, falsa e senza punteggiatura.

Sul lato destro le foto vincitrice sono state « schiacciate » (dovevano essere un quadrato perfetto, vedi la maschera rossa) per far posto ad una panoramica di Ventimiglia, particolarmente infelice sia nella scelta della foto (con fondo sul lato valle anziché sul lato mare), sia nella posizione (è oscurata da una palma antistante) e con dei paletti bianchi sospetti (era finito il rullino)?

In definitiva, considerando che questo cartello fatto inizialmente con 8/9 foto arrivò parimerito con due cartelli non fotografici, nel momento della messa in opera è stato « pompato » di nuove foto tanto da sacrificare o escluderne alcune, mi lascia alquanto perplesso.

Ma si sa: De gustibus non disputandum est. Rispetto a prima, comunque, è già un passo avanti.

Sono contento per i Sestieri, in parte rappresentati e quindi pubblicizzati.

Voto 5/6

Don Chisciotte della Mancia

A tutti noi viene sempre data una possibilità per ribellarsi contro soprusi o ingiustizie. Molte volte non ce ne accorgiamo neanche e perdiamo queste occasioni.

Giriamo la testa; facciamo finta di niente e … come per incanto, passa tutto.

Questo week-end ero alle Calandre, luogo culto per me da tanti anni. Ed è successo una cosa che mi ha molto fatto riflettere, alla quale non ho assistito direttamente ma mi è stato raccontato da mia moglie.

Ad un certo punto del pomeriggio, nel folto gruppo vicino a noi, arriva un ragazzo giovane ma non troppo in forma, con due cuccioli di cane (tipo pitbull) neri. La spiaggia era davvero al collasso, quando improvvisamente (ma con il padrone ben conscio) si sono mesi a defecare mollo su bagno asciuga, a pochi passi da tutti (forse un metro). Poi è arrivata l’onda et voilà, magia fatta e merda spalmata. Tutti contenti, nessuno a mosso un dito o protestato.

Merda sul bagno asciuga, merda nell’acqua. Che problema c’è ?

Solo io sono andato a dirgli qualche cosa. Ma la mia versione, purtroppo, era incompleta: mi era stato riferito che sulla spiaggia dove giocavano bambini e ragazzi, avevano solo urinato… e, come al solito, mi era già bastato per partire « in quarta » senza aspettare i più succosi dettagli solidi.

La mia riflessione è la seguente. Perché  nessuno ha detto o fatto niente? Poco c’entra l’amore per gli animali, qui si parla di rispetto ! Non mi vieni a cagare nella vasca dove nuoto o sul pavimento dove cammino a piedi nudi !!!

Ma se la gente non si muove se gli scagazzano addosso, per cosa si muove?

Per un terremoto ? Per una centrale a Biomasse sotto casa ? Per cosa ??? Non c’è una via di mezzo fra Apatia ed il Don Chisciotte ?

Ricevo in questi giorni, sul Gruppo FaceBook dedicato alla Centrale di Bevera, una importante testimonianza dal Comitato per una alternativa all’inceneritore di Desio (Prov. di Monza e Brianza):

Quelli attivi del nostro comitato sono 15 persone che a fasi alterne(anche noi a seconda dei nostri impegni di lavoro siamo più o meno attivi) lottano contro i « mafiosi » che a tutti i costi vogliono ampliare il già esistente inceneritore da 45.000 tonnellate di rifiuti bruciati in un anno,attivo dal 1976 nel territorio di Desio, paese che confina con il mio, con un altro da 170.000 tonnellate l’anno! Noi abbiamo invitato infinite volte gli « inceneritoristi » per un incontro paritetico tra « noi » e « loro »: non hanno mai accettato, a parte una sola volta dove hanno organizzato un’assemblea comunale aperta al pubblico dove, assolutamente inconsapevoli del fatto che noi fossimo così preparati, hanno incassato una sonora sconfitta, prendendo schiaffi per 4 ore di fila da cittadini preparati sull’argomento(noi), rimediando una storica figura di m…!!! Se visiti il nostro blog puoi vedere i servizi apparsi sui giornali di quella storica serata che però rimane fine a sè stessa.

Dopo il 2 marzo 2009, infatti, è tornato tutto come prima:delle 400 persone presenti in sala, tutte unite contro i nemici (sindaci pro-nuovo inceneritore,ingegneri dell’attuale e futuro inceneritore, proprietario dell’inceneritore stesso che hanno rimediato una solenne figura di m…), non se ne è vista più una disposta a lottare con noi per il loro diritto alla vita e quello dei loro figli. Come dici tu, preferiscono sdraiarsi sul divano e guardare la tele dopo una giornata di duro lavoro.
Un saluto e …NOI NON MOLLEREMO MAI!!!

Corrado Fossati

L’Aquila non esiste più

Testimonianza di un ex residente della città dell’Aquila:

Le ho contate, dovrebbero essere una ventina circa.
Almeno una ventina di persone, conoscenti e amici che sanno quello che è accaduto alle 3:32 del 6 aprile, ma che nell’ultima settimana mi hanno chiesto se fossi tornato all’Aquila per preparare gli esami.
Forse mi devo scusare con loro, perchè la mia risposta ha sistematicamente destato un pò di imbarazzo:
« L’Aquila non esiste più »
« Ah già, scusami »
Ah già.
Ma è giustificabile.


Ormai le reti nazionali non parlano più del terremoto dell’Aquila, troppo prese nel raccontare le avventure  del premier, poi della crisi economica ormai superata brillantemente dalla nostra nazione, poi della pseudo-crisi dell’amministrazione siciliana, poi delle quotidiane crisi di ……………………………………. nervi di questo o quel politicante.


Queste sì che sono notizie!


E quelle rare volte che si parla ancora del terremoto dell’Aquila i toni sono esaltanti, c’è chi lo definisce « il successo del governo », chi parla del « miracolo del premier ».


Si parla di ricostruzioni avvenute, di problemi risolti. NON È VERO !
Le notizie riportate sono solo specchieti per le allodole, azioni di facciata per mostrare un fantomatico intervento-lampo del governo.


La verità è tutt’altra.


La gente ormai da quasi due mesi vive in tenda, e lo fa sia negli afosissimi pomeriggi dei giorni scorsi, sia nelle notti di vento e pioggia, come questa.


E quelli che sono negli alberghi sulla costa si godono ancora per poco il sogno di una lunga e gratuita vacanza al mare, ormai in attesa (a giorni) di essere messi alle porte in vista dell’inizio imminente della stagione balneare.


Di costruzioni per ora nemmeno l’ombra, perchè fino al G8 dell’Aquila si deve lavorare per accogliere i rappresentanti delle più grandi nazioni del mondo.


A mandare avanti la baracca ci sono i volontari della Protezione Civile, i volontari dei Vigili del Fuoco, i volontari delle varie Associazioni di Pubblica Assistenza, che si spaccano la schiena per mantere vivibile la condizione ma sempre più si lamentano della scarsa presenza dello Stato, della scarsità di fondi (3.1 miliardi in 24 anni sono BRICIOLE), dei ritardi nei lavori (ad ora, nessuna delle promesse fatte nelle subito successive al terremoto è stata mantenuta).


E se si lamentano di ciò i volontari che dopo una settimana tornano nelle loro tiepide case, come direbbe Primo Levi, pensate come possono stare le persone che una casa dove tornare non ce l’hanno affatto, che non sanno più cos’è la privacy, che sognano una doccia dignitosa.


Non mi sembra il quadro di un successo, questo.
Non mi sembra una situazione risolta.


Lo scopo di questa mail è solo ricordare a tutti che non sentire più notizie in tv non vuol dire che ora tutto sia tornato alla normalità.


RICORDATELO: L’EMERGENZA NON È FINITA.


Invia questo messaggio almeno a 10 persone, te ne prego.
Se non lo farai non ti accadrà nulla di male, se lo farai non avrai soldi o amori stucchevoli…ma solo, nel frastuono del niente quotidiano occorrono tante piccole grida per ricordare cos’è un briciolo di dignitosa umanità.


Grazie di cuore.
Un ex-residente all’Aquila L’Aquila non esiste piu’.

Uovo o gallina ? No, solo polli !

Era tutto l’inverno che pavoneggiavano alla Rotellistica di Ventimiglia la possibilità di andare a girare nel nuovo Palazzetto di Roverino.

Avevamo già visto le varie piantine e soluzioni: « vedrai che bello…  » ci diceva un certo Giacinto Caputo « quando saremo tutti là… »
Poi invece la doccia fredda; il Comune di Ventimiglia aveva previsto di pavimentare la superficie del Palazzetto con un materiale (scelto sempre da G.C., resp. della pallavolo di Ventimiglia) idoneo solo a TRE discipline sportiva: pallavolo, pallamano, pallacanestro.

E gli altri ? Non sono forse degni di essere presi in considerazione ?

Il Presidente della Rotellistica, dopo un inutile intervento in Comune, dal Sindaco Scullino, per rimediare a questa apparente (involontaria ??) svista, prima che detto materiale fosse posato, aveva deciso di organizzare una piccola manifestazione stamattina, sabato 13 giugno.
Niente di chiassoso: solo pattinatori in evoluzione, attorno ai cartelli preparati in settimana. Anche le autorizzazioni erano state chieste per poter dire la nostra.

Stamattina invece, doccia fredda: il Presidente Vinci non solo non può fare manifestare perché ha fatto domanda con sole 24 ore di anticipo (anziché 72 come previsto dalla legge) ma ha mestamente barattato con esponenti del Consiglio comunale, detta protesta per una fantomatica promessa di provare a pattinare sulla superficie per la settimana prossima.

Se l’importante era non avere gente scomoda oggi, che tutti erano in pompa-magna in presenza di Stampa, Autorità e soprattutto dell’Onorevole Claudio Scajola, ci sono riusciti.

Tutto questo in cambio di una promessa. Promessa fatte da politici. E comunque promessa di girare sulla nuova pavimentazione, non certo di accedere alla struttura.

Inutile dirvi lo stato d’animo di tutti coloro che erano pronti a manifestare (ragazzi, genitori e bambini). Alché ho lasciato la scena, pensando che avessi meglio da fare che il pagliaccio in mezzo a questo mercato; mercato dove ognuno è presente per vendere qualcosa o per vendersi per poco.

Meglio un uovo oggi o una gallina domani ? Non so…

Ma di sicuro, ognuno ha quello che si merita.

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10, 100, 1000

Ho creato un Gruppo su facebook.

Ovviamente di parte: CONTRO questa Centrale a Biomasse di Bevera.

In pochi giorni (meno di tre) tanti ragazzi giovani e meno giovani hanno aderito o hanno almeno saputo cosa si stesse facendo a pochi kilometri da casa…

Qualcuno avrà sicuramente da ridire. Io non sono né un oncologo, né un medico, né un chimico.

Cerco semplicemente di vederci chiaro, anche se non è facile. Il mio tentativo è di smuovere le coscienze e la curiosità di ognuno di noi.

Ognuno sarà libero di farsi le proprie idee e credere a quello che vorrà. Ma non potrà dire: io non lo sapevo !?

Scriviamolo Noi, il nostro destino !

Chi l’ha visto ?

Vi ricordate questo cartello ? Quello di Valentina Soldano che aveva vinto il concorso all’inizio dell’anno, arrivando parimerito con altre due presentazioni e che poi era risultato vincitore dopo un’agguerrita sfida sul sito del Secolo XIX ? Beh, qualcuno ha visto il cartello realizzato ?

Adesso, se avete tempo, vi spiego come sono andate le cose.

Quando uscì il concorso per questo cartello, io collaboravo con Valentina e lei mi mise al corrente di questo bando. Decidemmo di rispondervi.

Il concorso, come si può leggere, prevedeva UN SOLO ed UNICO vincitore, che avrebbe vinto un misero premio di 500 € lorde ed avrebbe avuto diritto ad una conferenza stampa per spiegare il propio lavoro.

Pensammo che sarebbe stato simpatico fare una proposta per la nostra città; io avevo anche qualche foto che si addiceva per realizzare un cartello fotografico. Il nostro non voleva essere un cartello innovativo o troppo moderno ma piuttosto un ever green per tutti i gusti:

Circa un mese dopo fummo contattati dal Comune per farci sapere che eravamo a parimerito con altre due proposte e che sarebbe uscito qualcosa sui giornali. Dopo questa communicazione, da parte loro, non ci fu altro che silenzio. Le future evoluzioni le scoprimmo solo e sempre sui giornali.

Fu lì infatti che capimmo che, nonostante avessimo vinto ai voti il sondaggio popolare (con l’80% dei voti) messo on-line sul Secolo XIX, niente era stato ancora ufficializzato.

Anzi, pochi giorni dopo uscì un articolo sul giornale dove i vincitori rimanevano sempre TRE e che si sarebbero « mischiati » i lavori dei TRE per farne UNO solo ?!

Un bel trucchetto da parte del Comune, per accaparrarsi ben TRE lavori al prezzo di UNO. Geniale ! Anche perché una liberatoria sui materiali e foto era stata richiesta per rispondere al bando: nessuno di noi era più proprietario di niente.

Peggio ancora. La loro furbizia andò ben oltre: scegliendo infatti un finalista in loco, ebbero la scusante per farci fare decine di modifiche a gratis (chi sennò le avrebbe fatte?).

Alché, chiamai il responsabile del concorso, il dott. Armandio Bosio al quale spiegai il mio malcontento e disappunto per il mancato rispetto di questi nostri lavori e per coloro che avevano votato i cartelli (una vera burla per chi aveva seguito la vicenda). Ma la sua risposta ed i suoi modi furono a dir poco desolanti e molto scortesi.

Due a zero ! Palla al centro…

Quando mi separai dalla LAPIS di Valentina Soldano a fine marzo, le modifiche che avevo apportato avevano trasformato completamente il cartello iniziale.

Di questo, c’era rimasto solo il colore di fondo: il testo riprendeva in parte lo slogan di uno dei due vincitori ed anche le foto erano state quasi tutte stravolte (via i Druido della Battaglia dei Fiori, via la bambina che giocava sul Nervia, ecc) con la semplice giustificazione che al Signor Sindaco non piacessero ??? Meno male che avevamo vinto il loro concorso…Queste le foto che sarebbero dovute apparire:

Ebbi anche modo di incontrare, a marzo, il Sindaco Scullino che, nonostante non fosse preparato sui modi, non certo casuali, di come si concepisce la grafica di un tale lavoro (con tanto di relazione finita in chissà quale cestino, ndr), cercò di convincermi in un ultimo sforzo finale per definirlo: sembrava imminente.

In effetti capii che il cartello doveva piacere solo a Lui; il cartello vittorioso non contava più niente… Nel frattempo ebbi anche qualche tentativo di « intrusione » di qualche moNello, amico del Sindaco, atto ad pubblicare le proprie foto….

Non proprio politically correct, anzi fastidioso ! Rimanevo, comunque, incredulo e demoralizzato.

Tre a zero ! Partita finita.

Oggi, a distanza di 6 mesi e alle porte dell’estate, il cartello del Ponte San Ludovico, previsto inizialmente per Pasqua 2009,  ancora non è apparso ed i suoi inventori non sono stati neanche saldati dal Comune di Ventimiglia.

Chi seguì da vicino la vicenda, ormai non mi chiede più notizie. Come me, è rimasto molto deluso da questo insieme di lassismo ed incompetente dimostrate per un semplice cartello.

Ogni tanto esce un trafiletto su qualche giornale come tappa bucho.

Ma forse, si tratta ormai, di accanimento terapeutico…

Una voce fuori dal coro

 Mi hanno segnalato questa lettera aperta su FaceBook sul terremoto in Abruzzo,  nata sabato 11 aprile sul giornale Marsala.it (primo quotidiano marsalese indipendente di informazione on-line).

Si può essere d’accordo o meno. Vale comunque la pena di essere letta, per almeno riflettere e non fare sempre le pecore…

« MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO… »
di Giacomo di Girolamo

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme – da generazioni – gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.

Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

Giacomo Di Girolamo

Beatamente ignorante

Ieri sera

incontro al Circolo Pasolini fra Alzalatesta, Altroponente e curiosi…

Io, manco sto a dirlo, facevo parte di quest’ultimi. E non sono stato deluso: più di tre ore di notizie ed aggiornamenti sulla nostra città e soprattutto sui suoi abusi odierni e futuri.

Numerosi i partecipanti ma numerosi anche gli assenti.

La mia teoria su quest’ultimi è la seguente: in questa era di informazione omnipresente (Tv, radio, web, sms, cartelloni, ecc…) moltiplicato per un diffuso sentimento di impotenza verso i poteri forti, unito alla paura di perdere quegl’attimi di tranquillità apparente (prima della tempesta, ndr) molti si « rintanano » in casa, in panciolle sul divano, magari a guardarsi una partita di calcio…

Daltronde non posso biasimarli.

Certe volte, sapere, aumentando la propria sfera di conoscenza, può essere deleterio. Mentre vivere nell’ignoranza può essere una escapade. Comunque, questo approccio alla realtà, varia da persona a persona.

Chi non sono riuscito a portarmi ieri sera al Circolo, non verrà mai (se non per farmi piacere) mentre a chi piace essere in prima linea, lo sarà sempre, indipendentemente dallo stato sociale o dall’età.

Basti che questi incontri non servano solo a denunciare i soprusi quotidiani ma anche a creare una valida alternativa, che vada al di là del semplice disfattismo, del semplice « no » !

Una missione quasi disperata, a parer mio. Ma io sono solo un asino curioso !

E, da quei Signori di ieri sera, ho solo da imparare.